Questo blog va in vacanza, assieme al proprietario, fino al 7 agosto.
Chi mi cercasse, mi troverà da qualche parte sul lago di Garda.
lunedì, luglio 31, 2006
mercoledì, luglio 26, 2006
L'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme
Carlo Ossola nell'inserto culturale del Sole 24 Ore di domenica 23 luglio ha riportato alla luce un'ispirata citazione di Calvino:
"L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio."
Italo Calvino, Le città invisibili.
sabato, luglio 22, 2006
L'uomo è misura delle cose
Di tutte le cose è misura l'uomo: di quelle che sono, per ciò che sono, di quelle che non sono, per ciò che non sono.L'uomo è misura e calibro di tutte le cose. Se un cibo risulta salato a una persona allora esso è salato; se lo stesso risulterà dolce ad un'altra esso sarà dolce. La sensazione è sempre vera, se riferita al singolo che la provata. In questo senso, la realtà o quello che percepiamo di essa risulta essere sempre misura dell'uomo.(spiegone del relativismo sofista)
Protagora (frammento 1).
martedì, luglio 04, 2006
La proporzione aurea dei girasoli
Io vivo in campagna: accanto a me ci sono campi pieni di girasoli ormai sbocciati. Avvicinandomi a uno di essi ho scoperto che il disegno dei semi rappresenta una figura geometrica perfetta, più precisamente una spirale logaritmica.
Senza entrare nel dettaglio, ho scoperto che questa spirale si ottiene attraverso la famosissima sequenza di Fibonacci (in cui il numero successivo è dato dalla somma dei due precedenti), e che le curve della spirale si ottengono tenendo conto di una proporzione aurea. Tale proporzione, detta anche phi, è un numero che si approssima a 0,618 e si calcola dividendo due termini della sequenza di Fibonacci (ad es. 34:55, 55:89).
La sua scoperta (la proporzione, non la sequenza, che si deve appunto al toscano Fibonacci nel 13° sec.) si deve agli antichi greci, che per primi individuarono questa proporzione in moltissimi elementi della natura; la utilizzarono perfino nella costruzione del Partenone, dove il rapporto tra larghezza e lunghezza è esattamente 1,618.
In natura la proporzione si ravvisa un po' ovunque: perfino nel rapporto tra il vostro braccio e il vostro avanbraccio.
Senza entrare nel dettaglio, ho scoperto che questa spirale si ottiene attraverso la famosissima sequenza di Fibonacci (in cui il numero successivo è dato dalla somma dei due precedenti), e che le curve della spirale si ottengono tenendo conto di una proporzione aurea. Tale proporzione, detta anche phi, è un numero che si approssima a 0,618 e si calcola dividendo due termini della sequenza di Fibonacci (ad es. 34:55, 55:89).
La sua scoperta (la proporzione, non la sequenza, che si deve appunto al toscano Fibonacci nel 13° sec.) si deve agli antichi greci, che per primi individuarono questa proporzione in moltissimi elementi della natura; la utilizzarono perfino nella costruzione del Partenone, dove il rapporto tra larghezza e lunghezza è esattamente 1,618.
In natura la proporzione si ravvisa un po' ovunque: perfino nel rapporto tra il vostro braccio e il vostro avanbraccio.
lunedì, luglio 03, 2006
L'erotismo medievale
Uno dei luoghi più felici riguardo la circolazione di storie e di romanzi fu certamente la Francia occitanica del 12° e 13° sec. d.C. Numerose forme espressive, consumabili sia in ambiti di corte (letteratura cortese) che ad orecchie del popolo (chanson de geste), furono create e raccontate dagli attori dell'epoca, i giullari.
Spesso il racconto si concretizzava nella ascesa di un cavaliere, che attraverso varie peripezie raggiungeva il tanto acclamato obiettivo, la dama. In queste storie, il percorso è piuttosto freddo e lineare, e l'amplesso finale (comunque mai raccontato o solamente fatto intendere) era la fine e la meta di ogni storia.
Si è fatto notare tuttavia, che alcuni romanzi cavallereschi (i più famosi, e credo non sia un caso) tendessero a celebrare un altro tipo di amore, ancora più idealizzato: un amore impossibile, tra due classi sociale diverse, che non avrebbe mai potuto essere rivelato. Si tratta di un amore allo stesso tempo adulterino e contemplativo che ha visto protagonisti Regine o donne dell'alta aristocrazia con cavalieri, giullari, uomini esclusi dalle dinamiche del potere.
Come sempre, alcuni esempi chiariranno di cosa sto parlando. Ricordate la storia di Lancillotto e la regina Ginevra, moglie di Re Artù? O ancora, ricordate la famosissima storia di Tristano e Isotta, un originalissimo triangolo amoroso che alla fine si concluse con la dipartita a miglior mondo del marito di lei?
Questi sono solo pochi spunti, ma sembrano rivelare che nel medioevo una certa concezione erotica non fosse del tutto sconosciuta. Naturalmente circolavano documenti molto più espliciti, provenienti per la maggior parte dalla Spagna arabica, ma questa è un'altra storia.
Spesso il racconto si concretizzava nella ascesa di un cavaliere, che attraverso varie peripezie raggiungeva il tanto acclamato obiettivo, la dama. In queste storie, il percorso è piuttosto freddo e lineare, e l'amplesso finale (comunque mai raccontato o solamente fatto intendere) era la fine e la meta di ogni storia.
Si è fatto notare tuttavia, che alcuni romanzi cavallereschi (i più famosi, e credo non sia un caso) tendessero a celebrare un altro tipo di amore, ancora più idealizzato: un amore impossibile, tra due classi sociale diverse, che non avrebbe mai potuto essere rivelato. Si tratta di un amore allo stesso tempo adulterino e contemplativo che ha visto protagonisti Regine o donne dell'alta aristocrazia con cavalieri, giullari, uomini esclusi dalle dinamiche del potere.
Come sempre, alcuni esempi chiariranno di cosa sto parlando. Ricordate la storia di Lancillotto e la regina Ginevra, moglie di Re Artù? O ancora, ricordate la famosissima storia di Tristano e Isotta, un originalissimo triangolo amoroso che alla fine si concluse con la dipartita a miglior mondo del marito di lei?
Questi sono solo pochi spunti, ma sembrano rivelare che nel medioevo una certa concezione erotica non fosse del tutto sconosciuta. Naturalmente circolavano documenti molto più espliciti, provenienti per la maggior parte dalla Spagna arabica, ma questa è un'altra storia.
domenica, luglio 02, 2006
L'ego freudiano
Forse la psicanalisi di Freud sarà un po' datata, ma oggi mi sentivo parecchio curioso sui concetti di Ego (la prima persona in latino), SuperEgo e id (lui neutro latino, das es in tedesco), così come l'aveva originariamente impostata.
L'Ego rappresenta una sorta di punta dell'iceberg, un mediatore di conflitti tra la nostra natura bestiale rappresentata dall'id e i nostri valori e la nostra moralità codificati all'interno del SuperEgo. L'Ego è la nostra parte pienamente cosciente e in esso si concentrano intelligenza, sintesi, memoria, sensi.
Viceversa il SuperEgo è formato in gran parte di materia non cosciente e rappresenta un bacino in cui confluiscono i nostri valori, le nostre paure più inspiegabili, la nostra moralità. Si può dire che sia il luogo in cui la cultura sociale viene internalizzata, e se si vuole, quest'area della nostra psiche è una specie di freno alla natura animale di cui facciamo parte, marchiata da milioni di anni di evoluzione nel nostro id.
Quest'ultimo contiene i desideri bestiali e nativi, gli istinti di natura primitiva come il desiderio sessuale, la sopravvivenza, l'auto-gratificazione immediata.
L'analisi di Freud sarà anche pienamente superata, ma non posso fare a meno di pensare che questo tipo di classificazione rispecchi in qualche maniera in nostro modo di agire e di pensare. Collegato all'analisi freudiana è il complesso di Edipo (di Elettra per lei), su cui mi piacerebbe ritornare prossimamente.
Fonte: Wikipedia.
L'Ego rappresenta una sorta di punta dell'iceberg, un mediatore di conflitti tra la nostra natura bestiale rappresentata dall'id e i nostri valori e la nostra moralità codificati all'interno del SuperEgo. L'Ego è la nostra parte pienamente cosciente e in esso si concentrano intelligenza, sintesi, memoria, sensi.
Viceversa il SuperEgo è formato in gran parte di materia non cosciente e rappresenta un bacino in cui confluiscono i nostri valori, le nostre paure più inspiegabili, la nostra moralità. Si può dire che sia il luogo in cui la cultura sociale viene internalizzata, e se si vuole, quest'area della nostra psiche è una specie di freno alla natura animale di cui facciamo parte, marchiata da milioni di anni di evoluzione nel nostro id.
Quest'ultimo contiene i desideri bestiali e nativi, gli istinti di natura primitiva come il desiderio sessuale, la sopravvivenza, l'auto-gratificazione immediata.
L'analisi di Freud sarà anche pienamente superata, ma non posso fare a meno di pensare che questo tipo di classificazione rispecchi in qualche maniera in nostro modo di agire e di pensare. Collegato all'analisi freudiana è il complesso di Edipo (di Elettra per lei), su cui mi piacerebbe ritornare prossimamente.
Fonte: Wikipedia.
sabato, luglio 01, 2006
La parentela tra il Siciliano e l'Inglese
Chi l'avrebbe mai detto che il dialetto siciliano e la lingua inglese condividono un legame di parentela?
I normanni infatti pensarono bene di invadere Sicilia e Inghilterra più o meno nello stesso periodo (si parla all'incirca del 11° sec. d.C.), portando con sè un po' della loro cultura e della loro lingua. Naturalmente in Sicilia non è rimasto moltissimo, ma è possibile stabilire con sicurezza l'origine normanna di molte parole.
Qualche esempio pratico renderà più chiara la situazione: in Inghilterra le chiese di origine normanna sono denominate Minster (Westminster ricorda qualcosa?) mentre in Sicilia le stesse contengono la parola Mister (Misterbianco, Tremestieri). Oppure bagghiu (fattoria) deriva dal normanno bail che in inglese è divenuto bailey, all'interno della quale ha assunto un significato leggermente diverso (motte and bailey castle è il castello di origine normanna con un rialzo del terreno e un recinto ampio).
Lo studio della linguistica è qualcosa di veramente affascinanante. Attraverso questo si possono comprendere i movimenti migratori delle popolazioni e soprattutto molto della nostra cultura. Ad esempio vi siete mai chiesti i motivi della modificazione progressiva dal latino al volgare (includendo in esso i vari dialetti)?
Fonte: Storia della letteratura italiana, vol. 1, Il sole 24 ore.
I normanni infatti pensarono bene di invadere Sicilia e Inghilterra più o meno nello stesso periodo (si parla all'incirca del 11° sec. d.C.), portando con sè un po' della loro cultura e della loro lingua. Naturalmente in Sicilia non è rimasto moltissimo, ma è possibile stabilire con sicurezza l'origine normanna di molte parole.
Qualche esempio pratico renderà più chiara la situazione: in Inghilterra le chiese di origine normanna sono denominate Minster (Westminster ricorda qualcosa?) mentre in Sicilia le stesse contengono la parola Mister (Misterbianco, Tremestieri). Oppure bagghiu (fattoria) deriva dal normanno bail che in inglese è divenuto bailey, all'interno della quale ha assunto un significato leggermente diverso (motte and bailey castle è il castello di origine normanna con un rialzo del terreno e un recinto ampio).
Lo studio della linguistica è qualcosa di veramente affascinanante. Attraverso questo si possono comprendere i movimenti migratori delle popolazioni e soprattutto molto della nostra cultura. Ad esempio vi siete mai chiesti i motivi della modificazione progressiva dal latino al volgare (includendo in esso i vari dialetti)?
Fonte: Storia della letteratura italiana, vol. 1, Il sole 24 ore.
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