venerdì, gennaio 26, 2007

Cent'anni di fatica


Il passato che non ho mai vissuto mi riempie sempre di amarezza e di nostalgia. Non so, forse lo percepisco dalle facce delle persone che me lo raccontano.

Oggi ho passato un pomeriggio con la nonna. Ha tanto da raccontare, una vita difficile, come tutti da queste parti. Una guerra vissuta da bambina, nei campi a lavorare giovanissima, quando ancora si raccoglieva tutto con la forza delle mani. Alla mattina si andava tutti i giorni a prendere l'acqua dal pozzo, e ci si lavava e si beveva con quella. Mica acqua di sorgente eh, qui si sta vicino alla laguna e l'acqua è sempre un po' salata.

Alla mattina si beveva il latte dell'unica vacca che c'era, magari inzuppando le patate, quando non c'era il pane. Alla sera, invece, la vera cucina creativa. Quella dei poveri. Si mangiava comunque bene, nutrendosi di sapori che la natura e il territorio spontaneamente offrivano.

Capitava così che in primavera si facessero delle gran mangiate di rane, che da queste parti abbondavano. Ancora oggi qualche ristorante le offre, e io le ho pure provate. Sono buone, se si riesce a vincere il disgusto della vista del povero essere che si sta spolpando. Oppure il pesce e i molluschi, che la notte si andava a prendere in laguna.

Sul finire dell'estate arrivavano invece i fichi, che si cucinavano un po' in tutte le maniere. Provate a prenderne alcuni, togliere la polpa dalla buccia, aprirli e friggerli nell'olio per qualche minuto, magari aggiungendo delle noci. Una leccornia.

Non voglio che questi ricordi vadano dispersi. Uno di questi giorni probabilmente le chiederò di raccontarmi la storia della famiglia. Ehi, non saranno mica i Cent'anni di solitudine di Marquez, ma vale la pena di essere raccontata. Chissà che nel processo non riesca a capire un po' meglio anche me stesso.

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