Chi l'avrebbe mai detto che la lettura del
Galateo di Giovanni della Casa fosse così divertente? Mi aspettavo di trovarci regole rigorosissime riguardo il portamento a tavola, il modo di portare il cibo alla bocca, l'uso del tovagliolo. E invece...
[III] Perciò che non solamente non sono da fare in presenza degli uomini le cose laide o fetide o schife o stomachevoli, ma il nominarle anco si disdice; e non pure il farle et il ricordarle dispiace, ma etiandio il ridurle nella imaginatione altrui con alcuno atto suol forte noiar le persone.
E perciò sconcio costume è quello di alcuni che in palese si pongono le mani in qual parte del corpo vien lor voglia. [...]
E molto meno il porgere altrui a fiutare alcuna cosa puzzolente, come alcuni soglion fare con grandissima instantia, pure accostandocela al naso e dicendo:
-Deh, sentite di gratia come questo pute!-; anzi doverebbon dire: -Non lo fiutate, perciò che pute-.
[...]
Non si vuole anco, soffiato che tu ti sarai il naso,
aprire il moccichino e guatarvi entro, come se perle o rubini ti dovessero esser discesi dal cielabro, che sono stomachevoli modi et atti a fare, non che altri ci ami, ma che se alcuno ci amasse, si dis[inn]amori: sì come testimonia lo spirito del
Labirinto (chi che egli si fosse), il quale, per ispegnere l'amore onde messer Giovanni Boccaccio ardea di quella sua male da lui conosciuta donna, gli racconta come ella covava la cenere sedendosi in su le calcagna e tossiva et isputava farfalloni.
[VI] Oltre a ciò, non si vuol l'uom recare in guisa che egli mostri le spalle altrui, né tenere alto l'una gamba
sì che quelle parti che i vestimenti ricuoprono si possano vedere: perciò che cotali atti non si soglion fare, se non tra quelle persone che l'uom non riverisce. Vero è che se un signor ciò facesse dinanzi ad alcuno de' suoi famigliari, o ancora in presenza d'un amico di minor conditione di lui, mostrerebbe non superbia, ma amore e dimestichezza.
[VII] E se tutta la tua città averà tonduti i capelli, non si vuol portar la zazzera, o, dove gli altri cittadini siano con la barba, tagliarlati tu: perciò che questo è un contradire agli altri, la qual cosa (cioè il contradire nel costumar con le persone) non si dèe fare, se non in caso di necessità, come noi diremo poco appresso, imperò che questo innanzi ad ogni altro cattivo vezzo ci rende odiosi al più delle persone.
[XII] Male fanno ancora quelli che tratto tratto si pongono a recitare i sogni loro con tanta affettione e facendone sì gran maraviglia che è un isfinimento di cuore a sentirli; massimamente ché costoro sono per lo più tali che perduta opera sarebbe lo ascoltare qualunque s'è la loro maggior prodezza, fatta etiandio quando vegghiarono! Non si dèe adunque noiare altri con sì vile materia come i sogni sono, spetialmente sciocchi, come l'uom gli fa generalmente.
[XXII] Dèe oltre a ciò ciascun gentiluomo fuggir di dire le parole meno che oneste: e la onestà de' vocaboli consiste o nel suono e nella voce loro o nel loro significato, con ciò sia cosa che alcuni nomi venghino a dire cosa onesta e non di meno si sente risonare nella voce istessa alcuna disonestà, sì come
rinculare (la qual parola, ciò non ostante, si usa tuttodì da ciascuno); ma se alcuno, o uomo o femina, dicesse per simil modo et a quel medesimo ragguaglio il
farsi innanzi che si dice il
farsi indrieto, allora apparirebbe la disonestà di cotal parola, ma il nostro gusto per la usanza sente quasi il vino di questa voce e non la muffa.
Le mani alzò con amendue le fiche,
disse il nostro Dante, ma non ardiscono di così dire le nostre donne, anzi, per ischifare quella parola sospetta, dicon più tosto le castagne, come che pure alcune, poco accorte, nominino assai spesso disavedutamente quello che se altri nominasse loro in pruova elle arrossirebbono, facendo mentione per via di bestemmia di quello onde elle sono femine. E perciò quelle che sono, o vogliono essere, ben costumate, procurino di guardarsi non solo dalle disoneste cose, ma ancora dalle parole, e non tanto da quelle che sono, ma etiandio da quelle che possono essere, o ancora parere, o disoneste o sconcie e lorde, come alcuni affermano essere queste pur di Dante:
Se non ch'al viso e di sotto mi venta;
o pur quelle:
Però ne dite ond'è presso pertugio;
. . .
Et un di quelli spirti disse: Vieni
Dirieto a noi, ché troverai la buca.